Maratoneti italiani in calo nel 2018

Dopo quattro anni di crescita continua, si registra un calo del 4% rispetto al record assoluto del 2017 (39.460)

È quanto emerge dal consueto censimento effettuato dal mensile Correre, che da giovedì 31 gennaio è presente in edicola con la cosiddetta “Maximaratona”, elenco di tutti i nomi e i tempi dei maratoneti italiani nell’anno da poco concluso, in allegato al numero 412 (febbraio 2019) della rivista.

Donne in controtendenza – Il calo però riguarda soltanto gli uomini, scesi a 31.002 rispetto ai 32.755 del 2017. Le maratonete italiane, al contrario continuano ad aumentare: una crescita, quella femminile, che prosegue ininterrottamente dal 2013. Nel 2018 le signore della maratona ammontano a 6.871.

Maratoneti con il trolley – A crescere, inoltre è la voglia degli italiani di coniugare viaggio e maratona. Del cosiddetto “run&trolley” hanno beneficiato soprattutto New York (4 novembre, 2.983 italiani), Valencia (2 dicembre, 1.870), Berlino (16 settembre, 1.019) e Parigi (8 aprile, 736).

Presenze di italiani sono state rintracciate in 126 maratone nel mondo, che si aggiungono alle 104 disputate sul nostro territorio.   Roma la più frequentata

Dove hanno corso? Roma (8 aprile 2018) risulta ancora la più frequentata tra le maratone italiane, con i suoi 11.675 classificati, anche se in calo rispetto ai 13.304 del 2017. Alle spalle della 42 chilometri della capitale, si piazza di nuovo Firenze (25 novembre) con 7.606 arrivati (8.438 nel 2017). Cresce invece Milano che passa dai 5.300 del 2017 ai 5.556 dell’8 aprile 2018. Venezia soffre per l’acqua alta e porta al traguardo 4.915 finisher rispetto ai 5.905 della precedente edizione. ? Nel 2018, infine, i 37.874 maratoneti italiani hanno prodotto un totale di 59.911 tempi, tutti rintracciabili nelle 218 pagine di Maximaratona 2018.

Quando la corsa da’ alla testa.

di Dario Marchini – 13 febbraio 2019

Runner per passione, assassino per professione

Incastrato dal suo GPS. L’incredibile storia di Mark “Iceman” Fellows, il runner-killer di Manchester.

Si chiama Mark “Iceman” Fellows, 39 anni, ed è stato giudicato colpevole di omicidio per aver assassinato il boss Paul Massey e il suo socio John Kinsella. Tutto grazie all’analisi dei tracciati del suo GPS.

Mark Fellows era già stato condannato per la morte di Kinsella, ma è stato il tracciato del suo Garmin Forerunner 35 a collegarlo definitivamente anche all’omicidio irrisolto di Massey del 2015. Durante le indagini i detective hanno infatti trovato una foto di Fellows che indossava il suo Garmin durante la Great Manchester Run 10K del 2015 (47′ 17″ il suo tempo finale, nella foto) due mesi prima dell’omicidio. La polizia ha quindi controllato i dati del suo GPS, scoprendo che il runner-killer aveva progettato l’omicidio con la precisione maniacale di un assassino, registrando e salvando però ingenuamente le sue missioni di ricognizione come un qualsiasi runner che va ad allenarsi.

Con l’aiuto di James Last, esperto di radio-navigazione satellitare, hanno esaminato i tracciati del Garmin di Fellows per trovare elementi che lo potessero legare al delitto, scoprendo che proprio due mesi prima dell’omicidio, il GPS aveva registrato un’attività di 35 minuti iniziata nel quartiere dove abitava Fellows e terminata proprio in un campo vicino a casa di Massey. La prima parte percorsa a circa 20 km/h come se fosse stata fatta in bicicletta, la seconda a circa 5 km/h come se stesse camminando, prima di fermarsi per circa otto minuti. Una prova schiacciante che ha incastrato definitivamente “Iceman”, risolvendo così il caso e facendolo condannare all’ergastolo

Undici uomini sotto l’ora alla Ras Al Khaimah Half Marathon

 

 

 

Undici uomini sotto l'ora alla Ras Al Khaimah Half Marathon

 

 

Febbraio – La 13^ edizione della Ras Al Khaimah Half Marathon conferma le previsioni della vigilia: undici atleti hanno concluso entro l’ora, entro i fatidici 60 minuti! E cinque donne sono arrivate entro 1h06:30! Il 19enne keniano Stephen Kiprop si è imposto in 58:42 (PB, record della corsa eguagliato e quinto crono di sempre sulla distanza), precedendo allo sprint di due secondi l’etiope Abadi Hadis (58:44, PB eguagliato).

Roberto Annoscia

Lutto per l’atletica azzurra: trovata morta l’ex maratoneta Maura Viceconte

La campionessa piemontese aveva 51 anni: si è tolta la vita nella sua abitazione a Chiusa San Michele, comune in provincia di Torino

Lutto per l'atletica azzurra: trovata morta l'ex maratoneta Maura Viceconte

Una notizia tragica ha sconvolto oggi il mondo dell’atletica italiana. A soli 51 anni è mancata Maura Viceconte, stella della maratona azzurra tra gli anni ’90 e primi anni 2000. Bronzo agli Europei di Budapest 1998, atleta olimpica a Sidney 2000, la piemontese – come ricorda la nota della Fidal, la Federazione di Atletica Leggera che per prima ha dato notizia della sua scomparsa – è stata primatista assoluta della distanza regina: il suo record sui 42,195 chilometri è durato dal 2000 al 2012, battutto per soli 3″ da Valeria Straneo. Ancora suo, invece, il record italiano dei 10.000 metri (31′ 05″ stabilito nel 2000 in Gran Bretagna).

Nata a Susa (Torino), la Viceconte è ricordata dalla Fidal come “figura di notevole rilievo nel panorama fondistico nazionale ed internazionale”, capace di imporsi in numerose maratone di assoluto rilievo: in carriera ha colto successi a Venezia, Montecarlo, Carpi, Roma, Vienna (quando corse in 2h23:47, l’allora record nazionale), Praga e Napoli.

Terminata la carriera agonistica nel 2004, Maura dovette confrontarsi per lunghi anni con la malattia, un carcinoma al seno molto aggressivo, diventando testimonial della lotta contro il cancro per l’associazione Salute-Donna di Torino. Lo scorso novembre aveva promosso un docufilm sulla sua vita, “La vita è una maratona – La corsa il modo di vivere“, che le aveva permesso di tornare a confrontarsi con amiche e avversarie del tempo. L’ex atleta olimpica si è tolta oggi la vita nella sua casa a Chiusa San Michele, comune in provincia di Torino.

Ciao Leo esempio di coraggio.

Addio al maratoneta che correva contro il cancro

Famoso per la sua linguaccia, Mattarella lo premiò: a novembre era in gara a New York

Milano «Il nostro Leo è volato in cielo, tra gli angeli. La sua missione sulla terra è terminata» ha scritto su Facebook Avanti tutta, la onlus che aveva fondato.

«Di questi sei anni che gli sono stati regalati dalla malattia non ha sprecato neanche un giorno. Con i sogni ai piedi e l’invincibilità nel suo cuore è riuscito a realizzare tanti dei suoi desideri ed il resto saranno portati a compimento perché il patrimonio umano e materiale che lui ha creato non andrà disperso..». É morto all’ospedale di Perugia Leonardo Cenci, 46 anni, malato di tumore, impegnato da anni nel mondo del volontariato con la sua onlus che ha dato la notizia della sua scomparsa sul suo profilo social. E sono stati migliaia i messaggi per salutare un atleta che con la corsa e le maratone aveva acceso una speranza tra chi come lui proprio con lo sport sfidava il cancro.

Lo conoscevano tutti «Leo» e lo scorso anno era anche stato nominato cavaliere dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Per la determinazione e la forza d’animo con cui ha affrontato la sua gravissima malattia offrendo agli altri malati un esempio di reagire e di difesa della vita». Era diventato un faro per chi si trova nelle sue condizioni con una storia di tenacia che per molti è stata la strada da seguire in tutti questi anni. Storia che non finisce con la sua scomparsa. Che sopravviverà con la sua associazione che continuerà a raccogliere fondi per tutti i malati oncologici. Un esempio immenso, infinito, più efficace di qualsiasi campagna mediatica. La sua corsa e le sue «linguacce» immortalate in mille foto sono andate oltre ogni tempo. «Si dice che Dio lasci le battaglie più difficili ai suoi soldati migliori – aveva detto pochi mesi fa durante l’ultimo dei tanti ricoveri – E io credo che mi abbia confuso con Rambo»

Non ha mai mollato. Il suo sogno era correre a New York perchè ripeteva spesso che nella maratona c’era il miracolo possibile. C’ era una luce che doveva restare accesa. Per correre due anni fa nella Grande Mela si era allenato quattro anni nonostante i ricoveri, nonostante le chemio, nonostante tutto. Voleva essere il primo italiano a correre la maratona di New York con un tumore in atto e battere il record 5 ore e 32 minuti del fondatore della NewYork city marathon Fred Lebow che corse con un cancro al cervello. E così fu. Una vittoria, ovviamente non la più importante. Una vittoria che è servita più agli altri che a lui, a tutti quelli che come lui non vedevano la luce nel tunnel della malattia e che però ha convinto a non lasciarsi andare. La sua è stata una storia incredibile. Incredibili sono state la tenacia e la determinazione con cui si è battuto nel tenere testa a un tumore ai polmoni che gli aveva lasciato sei mesi di vita. E invece no. «Contro il cancro voglio vincere io…» ripeteva sempre. Una speranza che resta, anche ora che se n’è andato.