Alla Maratona del Santo per la prima volta si sperimenta una rete di sensori per rilevare i movimenti degli sportivi (e non solo). Per la prima volta alla maratona di Padova si è eseguito un test su un runner monitorandolo con ben nove sensori inerziali. L’obiettivo è stato quello di registrare più informazioni possibili sui movimenti del corpo in corsa. I sensori sono stati posizionati due per arto e uno sulla nuca. L’acquisizione di accelerazioni e spostamenti angolari in tre dimensioni dovrebbe chiarire tutta la fluidità (o la fatica) durante la corsa di un maratoneta. È la prima volta che viene compiuto un esperimento di questo genere a livello nazionale.
Il runner in questione (che ha concluso il tracciato in 3 ore e 48 minuti) è il Dottor Marco Bergamin, coordinatore dell’equipe di ricerca universitaria che da qualche tempo testa lo sviluppo dei sensori inerziali, realizzati da Motux (azienda trevigiana che fa parte del gruppo 221e Srl).
“L’intesa tra l’università di Padova e Motux nasce dall’effettivo riconoscimento dello strumento come dispositivo innovativo capace di registrare i movimenti e successivamente, tramite apposito software, dare indicazioni sulle prestazioni e i movimenti eseguiti”. Le piccole dimensioni e la leggerezza del sensore (meno di 16 grammi) ne consentono un facile utilizzo sia durante l’attività fisica, che durante l’applicazione di protocolli di analisi biomeccanica. “Lo strumento, a breve in commercio ha le potenzialità per diventare un sistema di riferimento nella valutazione funzionale in molteplici contesti sanitari, di ricerca ed in ambito sportivo”.